Gente dell'est. CAPITOLO II: All'arrembaggio di una salvezza disperata

Sono un allenatore! La sera della firma ammetto di essermi fatto prendere dallo sconforto. Il rischio di retrocedere è veramente alto e iniziare una carriera con un salto all’indietro - oltretutto nell’oltretomba del dilentantismo - non è proprio il massimo della vita. Ma la mattina dopo, al campo di allenamento, non è il caso di fare la faccia appesa perché c'è una squadra da tirare su punto anzitutto di morale, e poi, di conseguenza, anche come posizione di classifica. Parlo ai giocatori in modo molto sincero, Loro sono incuriositi e forse anche colpiti dal fatto che provo a esprimere qualche parola in russo, anche se il grosso del mio discorso viene tradotto da un interprete. Spiego loro che punti a disposizione sono ancora tantissimi, che il meno 8 non deve spaventarci e che l'unica cosa che dobbiamo fare è giocare per divertirci. Se non ci divertiamo, non ha senso. Nulla ha senso. Se anziché avere paura degli avversari, provassimo a fargli noi un po’ di paura? La reazione mi sembra positiva, mi sembra di vedere tanto orgoglio ferito e punto tutto su quello.
Il modulo che scelgo è coerente con il discorso che ho appena fatto. È un 4-4-2 con le ali alte, si potrebbe anche intendere come un 4-2-4. Giochiamo con mentalità equilibrata ma un pressing a tutto campo, con l’obiettivo di dare la palla alle ali e buttarla in mezzo all’area. La rosa è tecnicamente povera, penso che farebbe molta fatica anche in una serie C italiana, ma fisicamente molto valida: ho giocatori veloci, resistenti, forti e mentalmente determinati. 

Sul mercato riesco a portare a casa un buon centravanti, capace di giocare anche all’ala sinistra. Il budget di mercato è 0 euro ma ho ancora un minimo di margine sugli ingaggi: tutta la rosa percepisce il minimo sindacale: 6mila euro l’anno. Anche se siamo in Ucraina, e seimila euro valgono più che in Italia, questo significa che, di fatto, i miei giocatori sono dei semi-dilettanti. Pereverza accetta per 12mila euro l’anno. Spero solo di non ritrovarmi lo spogliatoio in rivolta e che Pereverza dimostri di meritare uno stipendio doppio rispetto a tutti gli altri.



Le prime partite mi danno ragione: in poche settimane colmiamo i gap con la penultima e torniamo in piena corsa per la salvezza. Segue una striscia di quattro gare senza vittorie (due pareggi a reti bianche e due sconfitte 0-3 e 0-2) che ci fanno ballare tra penultimo e terzultimo posto (che vale il play-out), ma non lasciamo mai la zona retrocessione. Gli ultimi 180 minuti sono decisivi e il calendario non ci è favorevole con due gare entrambe in trasferta. La penultima è contro il fortissimo Chornomorets, già promosso ma tecnicamente di altra categoria. Incredibilmente strappiamo un pareggio per 1-1! Un’altra trasferta, contro il più modesto Mykolaiv, che però è due punti avanti a noi, un vero scontro diretto. Galvanizzati dal pareggio contro i campioni della First League, giochiamo una partita sontuosa: lo 0-1 finale con rete del promettente attaccante Bolokan non dice tutta la verità. Tiriamo in porta 8 volte contro un misero in tiro nello specchio del Mykolaiv. Siamo salvi, e senza playout! Tornati a Zorya i tifosi ci accolgono con applausi e grida di giubilo. La mia carriera inizia con una salvezza che all’inizio pareva disperata! Adesso l’obiettivo è costruire una squadra in grado di salvarsi senza sofferenze per la prossima stagione.





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